PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
5-6-7 SETTEMBRE
ORE 17,30 ROSARIO a seguire S. Messa
8 SETTEMBRE (DOMENICA)
ORE 8,30 -10 -11,30 S. MESSE
ORE 18 MESSA SOLENNE CONCELEBRATA DAL VESCOVO DI ORVIETO - TODI S.E.R. MONS. GUALTIERO SIGISMONDI +
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“Chiamasi Consolazione per molti miracoli che vi si sono visti”
La devozione alla Madonna della Consolazione I mesi di agosto e settembre vedono una concentrazione di feste mariane superiore che negli altri periodi dell’anno; esse si sono infatti sovrapposte ad antichi culti pagani in onore di Cerere, Iside e Cibele, particolarmente frequenti nel periodo estivo. La festa della Natività di Maria (8 settembre) fu celebrata in Oriente fin dal VI secolo ed è considerata l’inizio della divina opera di Redenzione dell’uomo. Per questo il tema ricorrente delle celebrazioni mariane è la luce: fiaccole, lanterne e fuochi d’artificio brillano in tutta Italia. Il culto della Madonna della Consolazione, molto diffuso in Italia, dal cinquecentesco santuario di Rotonda (Potenza) al convento di Nostra Signora della Consolazione nel borgo di San Vincenzo a Genova, nasce dalle grazie e dai miracoli operati per intercessione della Vergine. Esemplare è il caso di Roma, dove l’immagine mariana collocata nei pressi del colle Tarpeo, luogo delle esecuzioni, fu protagonista della liberazione dalla forca di un giovane ingiustamente condannato. Era il 1470 e fu subito edificata una prima piccola chiesa, poi sostituita da una molto più imponente affiancata da un ospedale. A Todi è sempre stata particolarmente sentita la devozione alla Vergine, tanto che fin dal lontano 1488 la città e il contado furono dedicati a Maria con una solenne cerimonia, celebrata in piazza il 21 settembre, alla presenza di un’immensa folla. Così la città rendeva grazie alla Vergine per l’opera pacificatrice svolta da s. Bernardino da Feltre, il quale con la sua predicazione aveva placato le sanguinose lotte tra le famiglie degli Atti e dei Chiaravalle. Fu allora che Todi venne dichiarata “Civitas Virginis”.
La sacra immagine Raffigurante le Mistiche Nozze di Gesù con santa Caterina d’Alessandria, essa proviene dal muro di cinta del grande monastero di Santa Margherita nel piano di San Giorgio. Tale monastero era, al pari degli altri numerosi insediamenti benedettini femminili, membro della Diocesi di San Paolo fuori le mura di Roma. Fondato nel 1150 sul luogo di un’antica fortezza, fu abbandonato nel 1489, quando le monache furono unite a quelle delle Milizie all’interno della città. Ridotto, dunque, il complesso in stato di totale abbandono, l’immagine era completamente ricoperta dai rovi quando fu rinvenuta da Iolo di Cecco, a cui un gesto di fede valse la guarigione. Vuole la tradizione che da qui nascesse la grande devozione popolare alla Madonna della Consolazione. Ma quello di Todi non è un evento isolato. Specie dopo il Concilio di Trento, infatti, il proliferare delle apparizioni e dei miracoli legati a Maria, generarono un massiccio movimento di pietà che, recuperando immagini, statue e luoghi generalmente in stato di abbandono, garantì in tutta Italia una fiorente stagione di edificazione di santuari mariani. Il caso della Consolazione di Todi mostra tutti i requisiti che si riconoscono nella maggior parte di tali vicende: il miracolo iniziale, il luogo isolato, la grazia concessa ad una persona umile, la successiva adesione entusiastica di autorità civili e religiose, la conseguente erezione del santuario in cui i fedeli si riuniscono a pregare Maria che protegge su questa terra e salva nella vita eterna. Narra la leggenda che l’affresco di Todi fu dipinto, o fatto dipingere, dal b. Giovanni di Ranuccio degli Atti, tuderte, che volle riprodurre l’immagine da cui era stato particolarmente colpito durante la visita al monastero di Santa Caterina sul Sinai. Egli, che aveva preso i voti a Roma presso l’abbazia benedettina di San Paolo fuori le mura, allorché fu inviato a Todi dall’abate per governare come vicario il monastero di Santa Margherita, vi lasciò appunto questa traccia di sé. Il b. Giovanni, detto anche l’Elemosiniere, morì in Santa Margherita nel 1320 e le sue spoglie furono traslate al monastero delle Milizie successivamente al trasferimento delle monache. Nel 1920, poi, l’allora abate di San Paolo, Ildefonso Schuster, venne a Todi per portare personalmente a Roma i resti del beato, lasciando una reliquia che ora è conservata nella cappella della famiglia Atti in Santa Maria in Camuccia. Anche se tale tradizione è stata smentita dall’analisi stilistica del manufatto, che ha rivelato la figura di santa Caterina più tarda e ridipinta sopra un’originaria Madonna dell’Umiltà (Grondona) o una scena di Natività, sicuramente più tarda dell’età di Giovanni, il racconto tramandato per secoli non ha tuttavia perso di credibilità e fascino presso i Tuderti.
fonte: Il Tempio di Santa Maria della Consolazione di Lorena Battistoni - pagina 30 e 33
foto in copertina di Roberto Sigismondi
“Il fenomeno santuariale non è… il residuo di una religiosità superstiziosa condannata a sparire dai progressi della razionalità e della medicina, ma un dato permanente della realtà umana e sociale, soprattutto nei paesi mediterranei dove è profondamente radicato nelle mentalità e nello spazio.” (André Vauchez)